· 

DALLA BIBLIOTECA - Tra le pagine

Nel mese di dicembre mi sono recato alla biblioteca del Reparto Oncologico dell’Ospedale di Esine, piccola ma ben fornita. L’idea di crearla era venuta a mia moglie Raffaella durante il periodo di chemio nell’agosto 2015. Lei portava sempre con sé un libro da leggere per far passare il tempo durante la somministrazione della terapia… e fu così che un giorno di quell’estate mi disse: “Sarebbe bello se ci fosse una piccola biblioteca per i pazienti dell’ospedale!”

Non l’avesse mai detto! Subito amici (e amici di amici) iniziarono a portare decine di libri che io e lei controllavamo e poi catalogavamo. Da poche decine passammo rapidamente ad alcune centinaia, per arrivare addirittura al numero di 1.000 titoli. Decidemmo così di coinvolgere la Presidente del Comitato A.N.D.O.S. di Vallecamonica-Sebino, Fulvia, che si offrì subito di aiutarci, procurandoci degli scaffali degni di una vera biblioteca. Purtroppo mia moglie Raffaella non poté assistere a questo traguardo poiché si spense prima, ma io e qualche amico abbiamo continuato la sua opera, tenendo in ordine e rinfrescando ogni tanto la nutrita lista di libri.

 

Ed è fra questi libri che alcuni giorni fa ne ho trovato uno che ha attirato la mia attenzione. Non per il titolo né tantomeno per il contenuto (non avendolo mai letto), ma per i pensieri che vi ho trovato:

 

Dono questo libro al reparto di oncologia di Esine e se qualcuno leggerà queste mie parole lo abbraccio con un carico pieno di energia e di speranza. Una paziente che ha tanta voglia di combattere e di vincere e in questo sicuramente mio marito mi ha insegnato molto”23/08/2017 – Ultima chemio – Lidia

 

“Un nuovo ospite è entrato in casa mia. Le analisi non erano così allarmanti “ma è sempre meglio fare una visita” disse mia moglie, almeno per quel valore del P.S.A. leggermente sopra. Così ci leviamo il pensiero. Poi la sentenza;” Lei ha il CANCRO” Solo a sentir pronunciare quella parola mi si accapponava la pelle. “Un intervento e vedrà che tutto si risolverà” La testa si mise a funzionare al contrario, anche se in casa mia cercavo di essere vero come sempre. Poi venne il giorno dell’intervento. Fu radicale. “Abbiamo dovuto andare a fondo perché la situazione non era semplice” Poi l’altra sentenza, “il tumore NON si è fermato, ha aggredito le vertebre” Questo suonò con un mesto rintocco di campana. Prima la chemio, poi la radio ed ora sono qui a scrivere perché una volontà è più forte di qualsiasi tumore. Una cosa però è certa: niente, nemmeno il cancro è riuscito a togliere il sorriso dal mio viso e non ci riuscirà MAI, qualsiasi cosa accada. Mi sono detto “la mia vita deve essere quella di sempre” Ed oggi la parola cancro non mi fa più paura. Andiamo d’accordo io e lui, è parte di me come un altro organo. A lui voglio bene, lo accudisco, lo coccolo; a volte capisco che ha qualcosa da dire e lo ascolto. Usciamo insieme sempre. Non conduciamo un’esistenza poi tanto male. Penso che mia moglie debba essere gelosa ma voglio che anche nella gelosia continui a sorridere come faccio IO” - Adriano

 

Subito ho pensato che questa testimonianza, sebbene non fosse di una donna operata al seno, andasse riportata sul sito dell’A.N.D.O.S., così che anche altri potessero leggerla. Quando l’ho proposto alla mia amica Sandra, lei mi ha chiesto di scrivere due righe su quello che ho provato leggendo quelle frasi. Io ci provo, anche se non è per niente facile descrivere certe emozioni. Immediatamente mi è tornato alla mente tutto quello che ho passato assieme a Raffaella e poi ho detto “La persona che ha scritto questo assomiglia molto a mia moglie, sempre sorridente di fronte alle avversità e sempre pronta a nascondere il dolore e le preoccupazioni per non dar dispiacere alle persone care”.

 

Qualche volta mi chiedo cosa farei se dovesse capitarmi una cosa simile, come reagirei, se saprei affrontarla o no. Nelle parole di Adriano riconosco le stesse cose che mi diceva la mia Raffi. Non si arrendeva mai. Era LEI a darmi coraggio e speranza. Anche dal CANCRO aveva saputo trarre insegnamento. Solo alla fine ha detto basta e ha lasciato che LUI avesse il sopravvento, forse perché era stanca di lottare come un leone ormai ferito a morte. Voglio credere che LEI abbia deciso di cedere ed in questo modo ne sia uscita non VINTA ma VINCITRICE, anche se nella maniera più tragica.

 

Spero che queste parole possano essere d’aiuto a tutte quelle persone che ogni giorno devono combattere contro questo NEMICO e finisco con la frase che mi disse Raffaella prima di sottoporsi al primo intervento di mastectomia:

 

“VADO, LO AMMAZZO E TORNO”

 

 

 

Claudio